
di David Fincher
con Jesse Eisenberg, Andrew Garfield, Justin Timberlake
Purtroppo è successo: il primo passo falso nella carriera di David Fincher. Mi dispiace davvero dirlo ma il cinefilo medio uscirà dal cinema tradito e anche piuttosto irritato: perché sprecare due ore della propria vita per conoscere la storia di Mark Zuckerberg, fondatore di quell'impero commerciale che è Facebook?
E io mi sono sentito tradito da Fincher, regista che stimo (tuttora dai) oltremodo perché di capolavori ne ha diretti parecchi (Seven, Fight Club, Zodiac, Il curioso caso di Benjamin Button) e questo Social Network non ha niente del suo genio, del suo modo di fare cinema, sembra che dietro la cinepresa non ci sia nemmeno lui!
D'altronde mi ero fidato, nelle interviste Fincher aveva rivelato che aveva accettato il progetto perché la sceneggiatura di Aaron Sorkin (La guerra di Charlie Wilson, Codice d'onore) era talmente geniale che dopo tre pagine aveva già dato l'ok. Non so, forse Fincher avrebbe dovuto leggere anche il resto perché la sceneggiatura è la parte più debole dell'intero film.
La vicenda è nota: l'ascesa miliardaria in internet di quel nerd simpatico come un calcio nelle gengive di Mark Zuckerberg. Il problema è che il film è piatto, noioso, non c'è brio, i protagonisti sono visivamente annoiati, Jesse Eisenberg (che fa Zuckerberg) non è nella parte, è semplicemente inespressivo! Le noiose sequenze in cui Zuckerberg è coinvolto in ben tre processi per furto di proprietà intellettuale si risolvono spesso in orgiastiche scene di feste e party vari o, nella seconda parte del film, direttamente nella sede californiana di Facebook che, secondo lo sceneggiatore e il regista, sembra più la sala prove dei Metallica che un ufficio.
Alla fine ci si chiede quale sia il target di questo film. Io sono amante del cinema e sono stato fregato dal richiamo dell'accoppiata Fincher-Sorkin ed immagino che molti altri abbiano fatto lo stesso errore; allora il quindicenne medio completamente soggiogato dal fenomeno Facebook potrà apprezzarlo? Ne dubito, dato che il film è prolisso e poco interessante per un teenager in preda agli ormoni; le ragazze? Perché dovrebbero trovare interessante un miliardario testa di cazzo che non guarda nemmeno in faccia i propri interlocutori?
In definitiva, non lo so. So solo che Fincher mi ha profondamente deluso e che probabilmente i soldi fanno gola a tutti e sfruttare l'onda di quel fenomeno di costume che è Facebook ha attirato anche un regista serio come lui.
Cose che salvo nel film:
- La colonna sonora di quel genio di Trent Reznor, leader e compositore dei Nine Inch Nails, veramente magnifica, alle volte forse un po' eccessiva e fuori contesto, ma davvero ottima.
- L'interpretazione di Justin Timberlake (lo so, è incredibile) nella parte di Sean Parker (altro guru dell'informatica, fondatore di Napster). Davvero un'ottima prova da attore e, in definitiva, il miglior personaggio di tutto il film, sia per il ruolo che riveste (il diavolo goethiano tentatore?) che per la carica di pazzia e paranoia che ricopre.
- La scena nella seconda metà del film della prova di canottaggio dei due "antagonisti", i fratelli Winclevoss (Armie Hammer) girata con una fotografia molto più carica che nel resto del film, una telecamera fissa sul petto dei vogatori e sfocato ai lati dell'immagine. Ecco, quella sequenza di poco più di due minuti è il marchio di fabbrica del genio di Fincher, il suo cantuccio manzoniano, il suo coro, forse l'unico momento in cui il film si può dire veramente suo.
In America, ovviamente, il film sta facendo sfracelli. Credo che Zuckerberg, multimiliardario amato/odiato sia un po' il loro fiore all'occhiello e ripete la storia ormai abbastanza scontata che fu di Bill Gates prima, di Steve Jobs dopo: ovvero il nerd che, in questo caso dalla sua stanza al college, armato solo di un computer piega il mondo con un algoritmo (non suo per altro) e fa suo il sogno americano.
Il significato del film è tutto qui.

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