
"One More Car, One More Rider", 2001
Nel 2001 Manolenta, dopo anni e anni di dischi sinceramente mediocri, pubblica il tanto atteso "Reptile" e finalmente si torna al blues di tanti anni fa. Il disco non è tra i suoi migliori (ormai i capolavori dei 70 sono belli che andati), tuttavia, tra i solchi dell'album, si poteva cogliere questa voglia di tornare a suoni semplici e diretti che nei dischi precedenti mancava.
E poi esce il live. Questo concerto è il sunto di tutta la carriera di Manolenta, dai periodi pop (troppi...), passando per il blues e arrivando al rock. Di Clapton si possono adorare i dischi in studio degli anni 70, superlativi secondo me, possono piacere quelli più soft degli anni dopo, ma se c'è una cosa che accomuna tutta la carriera del prode sono i live. Personalmente credo che tutti i suoi concerti, una volta messi su vinile (o cd) siano dei veri capolavori perchè dal vivo, Clapton, ci ha sempre saputo fare.
La cosa che mi ha sempre lasciato perplesso di questo doppio dal vivo è l'inizio: sei brani acustici in apertura. Non è che non condivido la scelta, anzi, sono brani bellissimi ("Tears In Heaven"!), tuttavia metterli tutti quanti in fila, all'inizio di un live (quando i primi brani dovrebbero essere quelli che danno la carica) piuttosto che sparsi, mi pare discutibile. Tra l'altro tra questi brani c'è anche "Bell Bottom Blues", uno dei pezzi più belli di Clapton (dai tempi di "Layla") che in veste elettrica avrebbe meritato sicuramente di più. Sul primo disco compare anche "River Of Tears" (brano estratto dal sottovalutato "Pilgrim") che è sicuramente l'esecuzione migliore, sia per quanto riguarda la parte strumentale che per quella interpretativa. Quasi dieci minuti di brano, una ballatona lenta e struggente, con assolo di chitarra del miglior Manolenta e una voce veramente da brivido. Ovviamente merito, oltre che del nostro, anche degli ottimi musicisti che lo accompagnano: il sempiterno Billy Preston agli Hammond, Nathan East al basso e un grandissimo e forsennatissimo Steve Gadd alla batteria. In particolare quest'ultimo mi ha colpito per l'esecuzione ultra-tecnica ma mai invadente, di una precisione chirurgica. Posso assicurare che su "Sunshine Of Your Love" non si rimpiange neanche Ginger Baker.
Nel 2001 Manolenta, dopo anni e anni di dischi sinceramente mediocri, pubblica il tanto atteso "Reptile" e finalmente si torna al blues di tanti anni fa. Il disco non è tra i suoi migliori (ormai i capolavori dei 70 sono belli che andati), tuttavia, tra i solchi dell'album, si poteva cogliere questa voglia di tornare a suoni semplici e diretti che nei dischi precedenti mancava.
E poi esce il live. Questo concerto è il sunto di tutta la carriera di Manolenta, dai periodi pop (troppi...), passando per il blues e arrivando al rock. Di Clapton si possono adorare i dischi in studio degli anni 70, superlativi secondo me, possono piacere quelli più soft degli anni dopo, ma se c'è una cosa che accomuna tutta la carriera del prode sono i live. Personalmente credo che tutti i suoi concerti, una volta messi su vinile (o cd) siano dei veri capolavori perchè dal vivo, Clapton, ci ha sempre saputo fare.
La cosa che mi ha sempre lasciato perplesso di questo doppio dal vivo è l'inizio: sei brani acustici in apertura. Non è che non condivido la scelta, anzi, sono brani bellissimi ("Tears In Heaven"!), tuttavia metterli tutti quanti in fila, all'inizio di un live (quando i primi brani dovrebbero essere quelli che danno la carica) piuttosto che sparsi, mi pare discutibile. Tra l'altro tra questi brani c'è anche "Bell Bottom Blues", uno dei pezzi più belli di Clapton (dai tempi di "Layla") che in veste elettrica avrebbe meritato sicuramente di più. Sul primo disco compare anche "River Of Tears" (brano estratto dal sottovalutato "Pilgrim") che è sicuramente l'esecuzione migliore, sia per quanto riguarda la parte strumentale che per quella interpretativa. Quasi dieci minuti di brano, una ballatona lenta e struggente, con assolo di chitarra del miglior Manolenta e una voce veramente da brivido. Ovviamente merito, oltre che del nostro, anche degli ottimi musicisti che lo accompagnano: il sempiterno Billy Preston agli Hammond, Nathan East al basso e un grandissimo e forsennatissimo Steve Gadd alla batteria. In particolare quest'ultimo mi ha colpito per l'esecuzione ultra-tecnica ma mai invadente, di una precisione chirurgica. Posso assicurare che su "Sunshine Of Your Love" non si rimpiange neanche Ginger Baker.
Il secondo disco presenta per lo più i classici del passato di Clapton. Riprende i Cream ("Badge", "Sunshine Of Your Love"), le colonne portanti del blues ("Hoochie Coochie Man", "Have You Ever Loved A Woman?") e i brani di "Slowhand" ("Cocaine", "Wonderful Tonight"). Da segnalare in particolare "Layla", qui in una delle sue migliori esecuzioni. Il tutto è chiuso da una stupenda interpretazione di "Over The Rainbow" che certamente non ha bisogno di presentazioni.
Voto: 8/10
Nel complesso un live veramente emozionante, non ai livelli di "Was Here" del '75 e nemmeno di "Just One Night" del '79, ma sicuramente tra i migliori della sua carriera. Se non fosse stato per l'inizio abbastanza flemmatico (i brani acustici), sarebbe stato addirittura migliore.
Voto: 8/10
Nel complesso un live veramente emozionante, non ai livelli di "Was Here" del '75 e nemmeno di "Just One Night" del '79, ma sicuramente tra i migliori della sua carriera. Se non fosse stato per l'inizio abbastanza flemmatico (i brani acustici), sarebbe stato addirittura migliore.

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