giovedì 12 giugno 2008

Hendrix is God and in Clapton we trust



































Chiunque tenti un approccio al mondo della chitarra si trova inevitabilmente di fronte due grossi nomi con i quali fare i conti: Jimi Hendrix e Eric Clapton. Anche chiunque approdi nel mondo del rock, anche solo per sbaglio, sa che le colonne portanti del genere sono un paio di canzoni come Voodoo Chile (Slight Return) e Layla.

Il primo, Hendrix, è americano, di Seattle per la precisione, anche se il vero battesimo avviene proprio in Inghilterra in un periodo (il 1966) in cui, stranamente, il blues americano, quello vero diciamo, viene completamente "rubato" e fatto proprio dagli inglesi che, indubbiamente, lo suonavano meglio (basta guardare i Rolling Stones). Fulgido esempio di questa tendenza è un album storico: Beano, il primo disco dei Blues Breakers di John Mayall con un allora semi sconosciuto Eric Clapton alle chitarre. Hendrix nel 67, supportato da Chas Chandler degli Animals, viene introdotto nell'ambiente blues inglese e il resto è storia.

a allora il luogo comune maggiore è il reputare i due grandissimi chitarristi come antagonisti l'uno dell'altro. Niente di più sbagliato. Hendrix era un grande estimatore di Clapton, andava letteralmente in delirio per i Cream tanto che spesso, nei suoi concerti con gli Experience, riproponeva Sunshine Of Your Love. Proprio durante la registrazione di Layla and Other Assorted Love Song dei Derek and the Dominos, Hendrix morì di overdose, a quel punto Clapton decide di includere una sua personale reinterpretazione di Little Wing, canzone che nel contesto assume un significato ancora più profondo. Lo stesso Clapton compare nel film Jimi Hendrix, di Peter Colbert, in una commovente intervista in cui parla della profonda amicizia e del rispetto che legava i due chitarristi.


Clapton era il dio incontrastato del blues inglese. Chitarrista venerato e irraggiungibile. Scrive la storia non solo con John Mayall ma anche e soprattutto con i Cream, insieme a Jack Bruce e Ginger Baker. Da allora il gruppo è considerato il must assoluto del rock blues di quel periodo. Poi arriva dall'altra parte del mondo un trio di fuori classe che poco ha che invidiare ai colleghi inglesi: gli Experience. Se Ginger Baker era il "batterista" per eccellenza (numerosissime esperienze in ambito jazz e blues prima dei Cream), Mitch Mitchell degli Experience era un signor nessuno con tanta voglia di fare casino. Ora, quando il gruppo di Hendrix arrivò in Inghilterra probabilmente la gente dovette ricredersi: come mai un gruppo di sconosciuti (gli Experience) suona meglio degli iperfamosi Cream?

Gli Experience erano molto più selvaggi dei Cream. Hendrix teneva gli amplificatori talmente alti che la gente usciva dai concerti con le orecchie che fischiavano. In oltre aveva una presenza scenica che tutti i Cream messi insieme non riuscivano ad eguagliare. Maltrattava la chitarra come nessuno ed era una novità assoluta: quella Stratocaster subiva più violenze di una donna stuprata. L'Inghilterra impazzì per quel trio. A conquistare il mondo ci hanno messo meno di un mese.


Nonostante questo Clapton ammise più di una volta di avere una tecnica molto più semplice di Hendrix. La stima che provava per lui era impressionante ed è curioso sentire poi Hendrix parlare di Clapton come un messia, un chitarrista grandioso, molto migliore di lui sotto tutti i punti di vista. Hendrix possedeva una modestia rara per un chitarrista che ha cambiato la storia. Clapton era più realista ma non ha mai denigrato colui che lo spodestò dal trono, se così si può dire.

Nacquero allora due scuole: il blues di Clapton e il rock di Hendrix. Il primo lasciò completamente perdere il rock esplorato nei Cream per registrare dischi sempre più belli, in bilico tra blues più viscerale e rock'n'roll più vecchio; il secondo visse i tre anni (1967-1970) più intensi che un chitarrista potrebbe mai desiderare. Registrò tre dischi storici (Are You Experienced?, Axis: Bold as Love, Electric Ladyland) e un numero enorme di live. Poi si spense proprio mentre sembrava ad un passo dal compiere un altro miracolo (il primo era Electric Ladyland). Il miracolo si chiamava Cry Of Love, uscito postumo e, purtroppo, incompleto.
Io continuo a ringraziare questi due grandi chitarristi che, anche se uno è morto, continuano a darmi emozioni che pochi altri riescono a darmi.

Nessun commento: