
Sonic Boom
Roadrunner Records, 2009
Non nascondo una certa emozione nello scartare l'edizione limitata del nuovissimo disco dei Kiss. I Kiss sono, in assoluto, una delle più grandi band rock'n'roll del pianeta, proprio per la loro grandezza sono stati (e saranno sempre) contestati, ma questo, in tutta franchezza, non ci interessa. Ad interessarci è la loro ultima fatica discografica, Sonic Boom, dopo la bellezza di 11 anni da Psycho Circus, disco tutto sommato più che dignitoso, ma completamente diverso da quest'ultimo.
Lo dico con assoluta sicurezza ed orgoglio (si, i Kiss sono uno dei miei gruppi preferiti!): Sonic Boom riprende le sonorità grandiose degli anni 70 e le aggiorna al presente, con un sound più corposo ed una pulizia del suono stupefacente.
Tanto prolifici nei 70, il decennio in cui i Kiss hanno scritto la storia, così come nei più deludenti (a parte qualche perla come Creatures Of The Night), il nuovo millennio li ha visti protagonisti di qualche tour commemorativo e di nessun disco in studio. Per questo motivo Sonic Boom ha dello stupefacente. Era piuttosto facile infatti aspettarsi un disco stanco, come lo erano stati Unmasked alla fine dei 70 o Carnival Of Souls per i 90, invece Sonic Boom, come già detto, compie un salto verso il periodo d'oro con brani di una freschezza incredibile per un gruppo che le male lingue volevano già finito da un pezzo.
Due parole sui brani (non voglio dilungarmi troppo perché voglio lasciare il piacere all'ascoltatore). Il pezzo che apre l'album, Modern Day Of Delilah, riprende le regole dell'hard rock canonico e le impone al resto dell'album. Never Enough sembra uscire da Rock'n'Roll Over (capolavoro del 1976) così come la seguente Yes I Know. All For The Glory rallenta il ritmo tentando la melodia ma non è la classica ballatona metal. Un applauso a parte a Tommy Thayer che regala un solo di chitarra veramente da manuale. I'm An Animal, dal riff assassino, è a mio parere il miglior brano non solo del disco, ma dei Kiss in generale. E' proprio grazie ad un pezzo del genere che il gruppo in questione si distacca dalle tonnellate di dischi rock usciti in questo periodo: qui si sente la qualità, la bravura del gruppo, l'esperienza ultra trentennale di gente che di rock'n'roll ci ha vissuto e soprattutto ne ha scritto le regole. A chiudere il tutto Say Yeah, classico inno kissiano, che sarebbe stato in sintonia con i brani di Destroyer.
La line up vede Paul Stanley e Gene Simmons (ovviamente), alternarsi come al solito al canto e Tommy Thayer, ottimo musicista che esegue assoli di fattura veramente notevole senza stravolgere il sound del gruppo, anzi, coi Kiss sembra averci suonato da sempre. Eric Singer, veterano delle pelli e dei Kiss stessi, compie il suo lavoro più che dignitosamente, tessendo un tappeto ritmico preciso, incisivo, ma mai invadente.
Voto: 10/10
Questo disco è un capolavoro, c'è poco da girarci intorno. Certo sarebbe stato bello aver avuto un disco con la reunion completa (Ace Frehley e Peter Criss) ma sarà che il risultato è talmente emozionante che non ci possiamo assolutamente lamentare. Il lavoro può essere visto sotto due aspetti: l'amante del rock lo vedrà come il raggiungimento del Graal, cioè il ritorno di un gruppo di qualità eccelsa al sound che li ha resi famosi; il pignolo alla ricerca del sensazionale potrebbe avere da ridire perché qui non c'è niente di nuovo.
Ed è questo il bello, rock'n'roll suonato all'ennesima potenza.
Grazie Kiss.

Nessun commento:
Posta un commento