Etichetta: Roadrunner Records
Country: Francia
Genere: Death Metal/Progressive/Groove
Molto atteso dai metalheads di tutto il pianeta finalmente oggi è stato distribuito il nuovo lavoro dei francesi Gojira, gruppo di punta di un certo metal estremo, figlio del groove più lento e lisergico del death anni 80 mischiato a certi meccanismi progressive e thrash.
L'album è stato anticipato dai singoli Stranded e Silvera, il primo nei canoni della band con qualche spruzzata melodica nei refrain, sound nuovo alle orecchie degli appassionati; il secondo più sognante, con echi pinkfloydiani che non guastano, anzi, danno l'ennesima conferma dell'impegno nella loro ricerca sonora. La voce di Joe Duplantier si conferma tra le più belle, anche nelle numerose prove clean, del panorama extreme e nonostante la vena melodica dei singoli sia più marcata, rimane possente l'approccio aggressivo della band a tutto ciò che è il loro marchio di fabbrica: le devastante ritmica e megalitici riff di chitarra.
Interessante la scelta del brano d'apertura, The Shooting Star, a metà tra i Mastodon dell'ultima era - quindi molto space - e la psichedelia dei primi Pink Floyd, con tanto di voce pulita reverberata. Con The Cell si ritorna ai ritmi sincopati tanto cari a quel fuoriclasse che è Mario Duplantier, batterista eccelso: la sezione ritmica regala uno dei loro groove migliori, tra i più cattivi. Il resto dell'album alterna momenti di intima calma - Low Lands - ad altri in cui emerge il loro vecchio sound - la title track - con questa nuova veste melodica che non stona, anzi, rende il tutto nuovo ed entusiasmante.
Magma è un album che nel complesso risente della scomparsa della madre dei Duplantier durante la stesura dei brani: è tutto molto oscuro, è una camera buia senza spiragli di luce e, per la prima volta nella loro produzione, la cattiveria dell'esecuzione lascia spazio a questo malinconico, nerissimo, andamento funereo. Non è un disco facile come atmosfera, se parliamo di mera tecnica e scrittura dei brani, invece, è sicuramente il loro lavoro più semplice, diretto ed accessibile.
Il brano di chiusura, Libération, catartico, è ridotto all'osso: una sezione ritmica tribale e una chitarra essenziale per 3 minuti e mezzo strumentali, in maggiore, l'unico brano in cui sembra entrare uno piccolo spiraglio di luce nel devastante buio di tutto questo Magma.
Per chiudere, Magma non è un capolavoro, è un album che aggiunge un tassello particolarmente oscuro alla scrittura di uno dei gruppi più importanti del panorama metal moderno, un album in cui la rabbia e la cattiveria della vecchia produzione, lascia spazio al cantato ora pulito di Joe, con le ritmiche devastanti, loro marchio di fabbrica e gli eccezionali riff di chitarra cui ci hanno abituato.