mercoledì 4 marzo 2009

Il Progressive Italiano n.1


Pooh

Parsifal, 1973


Inauguro con questa recensione una "rubrica" dedicata interamente al progressive italiano, genere al quale sono molto affezionato e che, in mia opinione andrebbe decisamente rivalutato. Vi accorgerete, seguendo i dischi di cui mano a mano parlerò, che in Italia, in particolare negli anni 70, sono state fatte cose veramente grandiose!

Bando alle ciance comincio questa rubrica con un gruppo che effettivamente col progressive ha poco a cui spartire. Complimenti per la coerenza, direte, eppure ho le mie buone ragioni.

Ammetto che parlare oggi dei Pooh fa un pò sorridere, tutti conoscono le loro canzoni pop più famose (Uomini soli, Piccola Ketty, Pensiero, Chi fermerà la musica ecc) e ammetto pure che mi fa anche un certo effetto parlare di questo gruppo sapendo che tra pochi giorni andrò a vedere i Judas Priest ad un festival metal. Tuttavia, quello che non tutti sanno di loro, è che negli anni 70, precisamente tra 1973 e 1975, i quattro Pooh hanno composto tre tra gli album più belli della nostra sottovalutata musica leggera. Il primo di questo, Parsifal, è una perla assoluta del genere, un album fantastico che coi Pooh che verranno dopo ha veramente poco cui spartire. Ora vi spiego perchè.

Alla fine degli anni 60 c'era un gruppo inglese che spopolava in maniera oserei dire oceanica. La loro idea geniale fu quella di unire al pop le melodie della musica classica.. Rispondono al nome di Procol Harum, il mastodontico gruppo autore di quell'immane brano che è Whiter Shade Of Pale. Il loro successo fu grandissimo, anche da noi in Italia (rilasciarono anche un singolo nella nostra lingua, la splendida Il Tuo Diamante).

Di fronte a tale successo, molto timidamente, un gruppo bolognese, cerca di emulare la formula inaugurata dai Procol Harum e comincia a suonare un rock sinfonico di chiara matrice progressive che risponde al nome di Parsifal.

Il disco si apre con L'anno, il posto, l'ora, una ballata orchestrale guidata da un arpeggio effettato del grandissimo Dodi Battaglia dove risaltano alcuni splendidi passaggi di basso di un più che meritovole Red Canzian. A fare da sfondo è l'orchestra mai troppo invadente insieme alle tastiere di Roby Facchinetti. Solo cari ricordi riflette la stessa impostazione (chitarra acustica, tastiere e accompagnamento orchestrale) ma chiude il brano uno splendido assolo di Battaglia il quale, purtroppo, è sempre troppo modesto per eseguirne di più lunghi. Tra gli altri brani da notare Io e te per gli altri giorni, un chiaro omaggio alle sonorità più morbide e melodiche dei Beatles di Revolver e soprattutto Come si fa che risente addirittura di alcune atmosfere rarefatte tanto care ai King Crimson. A chiudere l'album c'è il pezzo forte, il motivo portante di questa recensione: la suite Parsifal. Nel testo viene abbandonato il tema onnipresente dell'amore (o della ricerca di questo) e si mettono a parlare di cavalieri e follia medievale (Parsifal si riferische al Percivald che ricercava al Sacro Graal nelle leggende, anche opera di Wagner). Il brano, di dieci minuti di lunghezza, ha un incedere maestoso e assolutamente progressive, con cori operistici in sottofondo, un assolo di chitarra entrato nella storia e una lunga coda strumentale classicheggiante che riprende, oltre a Wagner anche le romantiche melodie di Bach, inframmezzata da interventi solistici di ottima levatura ancora da parte di Battaglia. Il brano per intero mette in evidenza un gusto per la musico tutt'altro che scontato. Da amante del progressive posso dire che se avessero continuato su questa scia, probabilmente, avrebbero conquistato un posto nel cuore di più radicali amatori di questo particolare genere di musica. Dimostrano una perizia tecnica che non era scontata in un gruppo prevalentemente beat e forse è stata questa ricerca sonora che non ha conquistato il pubblico italiano del periodo che, probabilmente, preferiva il beat vero e proprio o il pop più diretto.


Voto: 8/10
Su questa linea progressive/pop sinfonico, realizzeranno ancora due album Un po' del nostro tempo migliore e Forse ancora poesia, dischi che non avranno molto seguito, anche se oggi sono considerati dei piccoli capolavori. Poichè dopo si daranno al pop da classifica più sfrenato consiglio vivamente l'ascolto di questo ottimo album.

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